martedì 11 giugno 2013

Dislike

Nei manuali di scrittura si consiglia di cominciare a far pratica parlando di sé, e stilando una lista di cosa piace e non piace. Comincio con cosa non mi piace, che in questo periodo mi viene più facile

L'oroscopo. Soprattutto quello di Brezny sull'Internazionale  che va tanto di moda tra i miei contatti sui social network.Non è che perchè è su un giornale che fa tanto etno-chic l'oroscopo non sia più una puttanata  invenzione priva di ogni base non dico scientifica ma ragionevole. La cosa divertente è che io incarno alla perfezione le caratteristiche attribuite al mio segno zodiacale, ma ditemi voi chi non è permaloso, chi non ama la propria casa e non è (o si ritiene) particolarmente sensibile.

Il piccolo principe  di Antoine de Saint-Exupéry . Che, per carità, come libro per bambini va benissimo. Ma per bambini, appunto, non come una specie di Bibbia poetica. Ogni santissimo giorno me lo trovo citato almeno una volta in uno dei social network di cui sopra. Ce ne sono milioni di libri poetici e profondi, devono citare tutti lo stesso negli stessi punti? Credo - e spero - che sia una moda; quando ero ragazzina ci fu il periodo Il gabbiano Johathan Livingstone, una robetta new age con protagonista uno degli uccelli più cattivi dell'universo, e poi il teribbile sopravvalutato Va' dove ti porta il cuore, che ha funestato la mia adolescenza in un tripudio di citazioni sulla Smemoranda. Il problema è  quale sarà il prossimo libro di moda.

D-Max. Il canale 52 del digitale terrestre. Quello per maschietti, una serie infinita di programmi, di solito americani o australiani, in cui si parla di tatuaggi, di automobili, di salumi di nutria, di automobili, di imprese ardimentose, di automobili, di autoesiliati su un'isola, di automobili, di sport estremi...ho già detto che si parla di automobili? Una concezione piuttosto riduttiva degli uomini, a mio parere. Il problema vero non è tanto che D-Max esista, quanto che sia*sempre* l'ultimo canale in memoria sul mio televisore se c'è mio marito, che ne  è dipendente.

I clacson. Per me sono come scrivere in maiuscolo su internet, come andare al mercato del pesce. Mi innervosiscono istantaneamente. Inutile dire che dove vivo il clacson è un prolungamento della mano.

I SUV. Ed è subito cafonal-chic. Poi la somma utilità di un mammut a quattro ruote in una città piena di strade strette e sosta selvaggia su entrambi i lati della strada.

- In aggiornamento costante e continuo -